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L’unica cura esistente per la dipendenza affettiva

Immagine L’unica cura esistente per la dipendenza affettiva

Succede che, ad un certo punto della vita monotona di quest’epoca, arriva una persona e si accorge di noi. Ecco, questo fatto ci scombussola totalmente, perché finalmente ritorniamo ad essere amati da qualcuno. Amati come tanto tempo fa, o addirittura come non mai. Ecco dove inizia la nostra personale dipendenza affettiva e, di conseguenza, dove parte la ricerca di una possibile cura.

Dipendenza affettiva e cura - La nostra vita

La nostra vita

La nostra vita è incessantemente insipida, sono anni che va avanti in questa maniera. Sempre le solite cose, il solito lavoro stressante, i colleghi, nemmeno parlarne… per strada è sempre lo stesso via vai, tutto di fretta e prima degli altri. A casa i maledetti lavori, tenere in ordine, fare le lavatrici, spolverare e preparare dei pasti decenti. Arriva sera che neanche ce ne accorgiamo. Siamo vivi o no? Ci curiamo di questo? In TV i soliti programmi, su Facebook sempre le stesse lamentele. Foto di gente che fa finta di godersi la vita. I nostri figli sono distanti, le loro vite sugli schermi, proviamo ad educarli ma sembra che li abbia cresciuti qualcun altro, e poi le energie per far quadrare tutto sembrano svanire di giorno in giorno. Le nostre mogli, i nostri mariti sono degli estranei. Rimane solo il ricordo di quando anni fa eravamo così innamorati, un amore che pareva spaccare le pietre, e adesso…

Arriva il domani. Oggi ci siamo svegliati prima e decidiamo di andare a fare la colazione al bar sotto casa. Anche oggi sarà come ieri, o come domani, ma poi succede qualcosa. Un nostro vecchio conoscente ci saluta, addirittura ci abbraccia, ci dice che stiamo benissimo, ci fa notare come siamo belli. Ma che succede? Qualcuno si è accorto di noi, qualcuno sa che esistiamo, che ci siamo anche noi. Qualcosa è scattato, un meccanismo sopito da anni. Trascorriamo più del tempo necessario a chiacchierare col vecchio amico tanto che ci dimentichiamo di tornare a casa per prendere le cose da lavoro.

La cura per la dipendenza affettiva si individua nella zona dell’ego perché è da lì che ha origine

Perché succede tutto questo? È facile, perché la società in cui viviamo ci sprona alla recita continua. In breve: o reciti, o fai la tua parte, o non hai alcuna possibilità di sopravvivere al suo interno. Tutti siamo attori perché tutti viviamo nella società moderna. Più ce ne allontaniamo e meno siamo costretti a recitare. In quel caso però, andiamo in contro ad altre conseguenze. Ciò che cerco di dire è che la recita forzata non piace a nessuno, genera piccoli ma costanti stati di stress che si sommano per l’intera giornata, senza sosta, per tutta la vita. E allora siamo costretti a scappare, ripiegando verso strumenti che riescano a farci tirare avanti. Io le chiamo stampelle, ma sono quelle che comunemente vengono definite dipendenze.

In questo caso, la dipendenza affettiva, o d’amore, è la più pericolosa, perché può donare un’immensa euforia, per poi lasciarci svuotati e senza voglia di vivere. Le dipendenze sono un meccanismo di difesa che il corpo attua. La stessa dipendenza affettiva è una sorta di cura, che però genera altri sintomi. Stessa cosa la troviamo nell’avvento dell’ego umano. Si tratta anch’esso di un meccanismo difensivo, un espediente per la propria sopravvivenza in un sistema inumano. Ricordi? Ne abbiamo parlato nell’articolo Cos’è realmente l’ego? Finiamola di bastonarlo

Pensate alla vostra solitudine. La compagnia umana potrebbe mai eliminarla? Servirebbe solo da distrazione. Dentro c’è un vuoto, non è vero? E quando il vuoto viene alla superficie, cosa si fa? Si fugge, si accende la televisione, si accende la radio, si legge un libro, si cerca la compagnia umana, il divertimento, la distrazione. Lo fanno tutti. È un gran business, oggi, un’industria organizzata per distrarci e intrattenerci (Anthony De Mello).

Quando una persona si accorge che noi esistiamo è la nostra parte egoica a trarne piacere. Viene irretita e soggiogata da quel sentimento di importanza. Finalmente qualcuno che ci ama, che ci fa sentire speciali e vivi. Ma ogni persona possiede una vita, degli impegni, dei lavori, compiti, famiglia… che pongono una frattura, una distanza. Così questa lontananza dalla persona che ci ama si trasforma in un liquido caustico che vorremmo spillare fuori da noi. Questo acido invece permane dentro, corrode e ci fa soffrire. Dov’è la persona che tiene a noi, che ci adora? Non riusciamo a stare senza di lui o di lei. Ecco! Siamo fregati, siamo dipendenti e già bramiamo una cura. Come ogni dipendenza,  come ogni droga, si ha un picco euforico nel momento dell’ “assunzione”, seguito da un drastico calo, una caduta depressiva.Quel dolore non ci piace, e al posto di utilizzarlo per scendere in profondità e comprendere la nostra parte egoica, cerchiamo un sostituto. Attenuare il sintomo, come al solito. La cura per la dipendenza affettiva si può individuare solo in quella zona d’ombra.

E questo viene considerato amore

No, no, no! Questo non è amore, è bisogno di essere salvati dalla propria vita scadente. Amore è voler condividere la propria vita gioiosa con un altro essere, aumentare la qualità della vita di tutti e due, non aggrapparsi l’un l’altro per affondare entrambi quando l’euforia iniziale svanisce. Ancora una volta, le riflessioni di De Mello confermano tale visione dell’amore.

Dipendere da un altro psicologicamente – dipendere da un altro emotivamente – cosa comporta? Significa dipendere da un altro essere umano per raggiungere la felicità. Pensateci. Perché se dipendete da altre persone, il passo successivo, ne siate coscienti o meno, sarà esigere che altri contribuiscano alla vostra felicità. Poi ci sarà un ulteriore gradino, paura, paura della perdita, paura dell’alienazione, paura di essere respinti, controllo reciproco. L’amore perfetto esclude la paura. Dove c’è amore non ci sono pretese, aspettative, dipendenza. Io non esigo che voi mi facciate felice; la mia felicità non alberga in voi. Se mi doveste lasciare, non mi sentirei dispiaciuto per me stesso; godo immensamente della vostra compagnia, ma non mi abbarbico a voi. Non siete voi, ciò di cui godo; è qualcosa di più grande di voi e di me. È qualcosa che ho scoperto, una sorta di sinfonia, una sorta di orchestra che suona alla vostra presenza, ma quando voi ve ne andate, l’orchestra non smette. Quando incontro qualcun altro, suona un’altra melodia, altrettanto deliziosa. E quando sono solo continua. Ha un grande repertorio, e non cessa mai di suonare (Anthony De Mello).

Dipendenza affettiva e cura - Usare l'altro

Usare l’altro

Sentire e godere della melodia di ognuno e offrire il proprio canto, la propria melodia agli altri: questo è amore. Ma la concezione classica e moderna dell’affetto non è casuale. Questa è l’era dell’usa e getta, gli individui inconsapevoli (che sono la maggioranza dei mattoncini del sistema) sono costruiti interamente dalla società in cui vivono. Ne sono la rappresentazione. Pertanto ogni pensiero ed azione dell’individuo sarà quella decisa alla radice del sistema. In breve, così come la sostituzione di un oggetto funzionante con uno più “in” viene considerata normale, stessa cosa succede nelle relazioni. Non c’è differenza, anche se si crede il contrario. Il modello comportamentale è sempre lo stesso.

Tutte le forme di relazione intima attualmente in voga portano la stessa maschera di falsa felicità una volta indossata dall’amore coniugale e in seguito dall’amore libero. Quando abbiamo guardato meglio e abbiamo levato la maschera, abbiamo trovato desideri insoddisfatti, nervi scossi, amore deluso, dolore, paure, solitudine, ipocrisia, egotismo e compulsione ripetitiva. Le prestazioni hanno sostituito l’estasi, le proprietà fisiche sono “IN”, le proprietà metafisiche sono “OUT”. Astinenza, monogamia e promiscuità sono tutte parimenti lontanissime dalla libera vita della sensualità che nessuno di noi conosce (Z. Bauman)

Non sto sostenendo l’atteggiamento del rimanere incollato al partner anche se la situazione non ci rende felici… ma addirittura il contrario. Il discorso verte tutto sulla dipendenza affettiva, sulla convenienza di stare assieme all’altro, convenienza che può essere di varia natura.

Una coppia che guarda a destra e a sinistra non è una coppia

Rifacendomi alla morale di base del saggio “Amore liquido” di Bauman (che dice “l’essere soli genera insicurezza ma altrettanto e anche peggio può fare la relazione”), non voglio denigrare la relazione in sé. Ciò che cerco di evidenziare è la tossicità delle relazioni classiche così come le abbiamo apprese dalle altre persone comuni. Come hai finora letto, uno stare assieme fondato sulla paura e che sfocia nella dipendenza. Dove gli insegnamenti classici portano a cercare una cura per questa dipendenza nei surrogati (chimici, relazioni similari, distrazioni, intrattenimento).

Agli antipodi di questo comportamento, troviamo una situazione totalmente differente. Perché quando si è in due, normalmente le insicurezze aumentano, i dubbi, i problemi, le differenze di vedute, le discussioni… Ma se in due si guarda verso la medesima direzione allora la forza generata rispetto a prima non è doppia, ma è decuplicata. La coppia (anche se formata da persone molto diverse) può ritenersi tale solo quando tutti e due guardano nella stessa direzione, solo quando si corre verso un obiettivo comune.

Quando invece le direzioni differiscono si trasforma tutto in un “gioco” di sostegni. Tu sei la mia stampella, io sostengo te, ma poi vado a destra mentre tu vai a sinistra. Uno cade, l’altro a malincuore lo aiuta a rimettersi in piedi, poi cade l’altro, e l’altro stringe i pugni dalla rabbia. Nasce il rancore, si vuole tirare il partner nella propria direzione, stessa cosa farà la controparte. Capisci? Una relazione così non sta in piedi. Non può portare ad una vita appagante e può trasformarla in un inferno.

Perché m’innamoro di quel tipo di persona?

Giungo alla fine lasciandoti un consiglio: in amore non accontentarti. Non cercare di salvare la tua vita utilizzando una relazione affettiva come pretesto. Si crede che il presupposto di una vita felice sia una relazione felice, ma è sempre una vita felice che fornisce anche tutto il resto che cerchiamo, tra cui una coppia felice. Quello che normalmente rimane è quasi sempre dipendenza affettiva. Nessuno può salvarti la vita, solo tu puoi scegliere di essere realmente felice e in seguito donare questa gioia al compagno o alla compagna. La scelta deve essere oculata ma allo stesso tempo leggera, altrimenti ti trasformerai in una sorta di giudice a cui non va bene nulla quando si tratta delle altre persone. Un’ennesima riflessione di De Mello può ispirare il nostro percorso amoroso.

Perché in realtà mi innamoro? Perché m’innamoro di un certo tipo di persone e non di altre? La risposta è semplice: perché sono condizionato. Nel mio subconscio ho un’immagine di un certo tipo di persona che mi attrae, mi attira. E così, quando incontro questa persona, ho un colpo di fulmine. Ma l’ho vista questa persona? No! La vedrò dopo che l’avrò sposata: è allora che si verifica il risveglio! Ed è allora che l’amore può iniziare (Anthony De Mello).

Uscire dai preconcetti e dalle programmazioni mentali, specialmente in amore, può servire a conoscere uomini “svegli” e donne che sono donne con la D maiuscola. Guardare dall’esterno dei propri preconcetti estetici e dogmatici può aiutarci a scorgere personalità gioiose con cui possiamo condividere la vita. Si dice che non possiamo scegliere di chi innamorarci, e forse è anche vero, ma possiamo scegliere con chi vivere l’amore, quello che giunge dopo l’infatuazione. Possiamo sempre scegliere le persone con cui trascorrere la vita. Ogni settore dell’esistenza rimane collegato al nostro libero arbitrio. L’ultima parola spetta sempre a noi. Se vuoi percorrere la strada della dipendenza affettiva, del “ho bisogno di essere amata/o” imita pure gli altri. Non sbaglierai. Se invece sei alla ricerca di una vera relazione soddisfacente in ogni senso, di crescita e di auto-conoscenza, allora esci dal preconcetto che hai dell’amore. In sostanza, la cura per la dipendenza affettiva è capire che la vera felicità non dipende dalla relazione col partner. Questo lo scopriamo nei segnali dolorosi che l’attaccamento a una persona ci riversa quando c’è il distacco da essa.

Articoli consigliati: Quello che tutti dovrebbero sapere sull’Amore Incondizionato. Sessualità di coppia oggi: una banale rincorsa all’orgasmo e Antropocentrismo, perché gli animali non soffrono come noi.

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6 commenti su “L’unica cura esistente per la dipendenza affettiva”

  1. Trovo molto giuste queste considerazioni sull’amore. Il fatto è che nessuno ci insegna ad amare davvero, perciò non c’è da meravigliarsi se, da autodidatti, andiamo incontro a sofferenze (nostre e altrui) e delusioni. Anzi, magari fossimo autodidatti! I messaggi che riceviamo, direttamente o indirettamente, ci dicono tutti che senza un partner siamo incompleti, perciò passiamo la vita a cercare qualcuno che sia la nostra “metà”, convinti che non trovarla sia il fallimento ultimo. Per fortuna l’amore prende molte forme… ma so che è facile parlare così, meno facile affrancarsi da queste convinzioni, ed essere capaci di stare bene anche da soli. 🙂

      1. Spesso mi chiedo: ma è così difficile stare bene sempre? Da soli, in compagnia, in due, in tre, in dieci? Mah…
        Che poi non siamo mai soli, ma sempre in compagnia, degli altri o di se stessi.

  2. Più che d’accordo ….Vorrei citare una bella frase di Hermann Hesse a proposito dell’amore…La felicità non è essere amati..ogni persona ama se stessa…la vera felicità è amare.

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