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Mi sacrifico per 2 anni perché voglio essere felice

Hai letto il titolo e ora hai appena iniziato a leggere l’articolo. La domanda ti sarà sorta spontaneamente: voglio essere felice… ora! Cosa c’entra i due anni? Dovrei aspettare due interi anni per essere felice?  Per raggiungere la felicità non esistono formule magiche miracolose. Non lo fai con uno schiocco di dita. Eppure, due anni non trascorrono certo in un battito di ciglia.

11 mesi di lavoro per un mese di ferie

La concezione classica della vita di un uomo adulto è questa: mi sbatto per tutto l’anno ma poi prendo l’aereo e me ne vado tre settimane alle Canarie. In quelle tre settimane sarò felice. Solo alle Canarie sarò finalmente felice e soddisfatto, senza stress, senza orari da rispettare…

Questo è il pensiero comune: sudare e lavorare sodo per tanto tempo fino a quando non si arriva al traguardo. E magari ci accorgiamo poi che, una volta raggiunto, quel traguardo non ci ha donato la felicità che tanto speravamo.

Allora, che si parli di viaggi, oggetti, rapporti amorosi, situazioni di vita… la dinamica è sempre la stessa. Quello che si ripete incessantemente nella vita delle persone odierne, grosso modo è questo:

Voglio essere felice - Schema

La maggior parte di noi è infelice. L’uomo cerca sempre quello che gli manca: se siamo insoddisfatti, voler essere felice sarà il nostro imperativo, fino al momento della resa o della riuscita. Si collega la possibilità di vivere felici ai propri desideri, e così, come ci è stato insegnato, cominciamo a lavorare sodo.

Sacrificare patate per ottenere bistecche è il metodo più comune, ma nove volte su dieci, questo sacrificio è correlato alla propria libertà. Dunque si lavora sodo, si mette sul banco la propria libertà, e con questo gesto si perde la possibilità di gestire la propria vita come si vuole. Viene persa anche la possibilità di vivere da umani, come madre natura ha concepito, e per effetto viene persa anche la sanità normale che ogni individuo possiede alla nascita. Salute fisica in primis, salute mentale e spirituale in secundis.

Vengono a mancare tutte le basi per vivere felici, ma hey, là davanti c’è il nostro desiderio in procinto di avverarsi. Tutta questa sofferenza verrà ripagata.

Dopo mesi di duro lavoro l’obiettivo è ancora lontano, sopraggiunge lo scoramento, la demoralizzazione e il dispiacere. A questo punto la strada si biforca in due direzioni: arrendersi o tenere duro. Chi sceglie la seconda cerca aiuto nei suggerimenti motivanti, nelle tecniche motivazionali, si affida alla forza di volontà e se ne frega dei segnali che il suo corpo gli mostra. Si rimette in cammino e soffre. Lavora e soffre e si lamenta… sta per cedere, piange, poi cade, ma si risolleva, e tiene duro, e va vanti.

Tutto si trasforma in un sostegno: le relazioni, il cibo, la partita di calcio, le serie tv, la nicotina… Ogni cosa è diventata una stampella dove poter adagiarsi e riversare la propria contrarietà per questo “gioco” masochista. Ma la vita è questa, per tutti funziona così: noi dobbiamo essere più forti degli altri. Tutto verrà ripagato, già pregustiamo il momento. Ed eccolo qua, finalmente! Dopo due anni di sacrifici siamo giunti a destinazione.

Oh, che gioia, devo dire che mi sarei aspettato una sensazione diversa; no, non è vero, sono felice!
Ora sono dall’altra parte del mondo, in viaggio, dove ho sempre desiderato, ma allora perché non provo nulla? Perché sto qua a scattare foto e la mia mente è già al futuro? Perché non riesco a vedere ciò che è qua, ora? No non è vero, io sono felice! Oh, ma guarda te che bella casetta, quanto costerà? La voglio anch’io una casa del genere. Vediamo in quanti anni di duro lavoro me la potrò permettere… Io voglio essere felice.

La felicità è la cosa più semplice, ma quanti, oggi, si affannano per trasformarla in lavori forzati. (Francois Truffaut)

Annullare le condizioni basilari della felicità ti sembra saggio?

Seguendo il metodo classico siamo costretti a utilizzare tutto il nostro tempo nel rincorrere il denaro, e questo cancella la possibilità di occuparsi di ogni altra cosa. In primis, di una vita piena e felice. È così stupido, e banale, e chiaro, che non ce ne rendiamo conto: ci mettiamo in cammino verso una meta che possa renderci felici quando invece basterebbe concentrarsi sulla felicità stessa.

Come ho già detto in un articolo passato, ci hanno insegnato che per vivere felici ci serve questo o quello, ma non ci hanno mai educato ad essere felici. Agendo in questo modo vengono a mancare le condizioni base per la vera felicità: libertà e salute. È come costruire un palazzo mentre al tempo stesso ne sgretoliamo le fondamenta.

Con tutto questo non intendo dire che bisogna sedersi e aspettare che le cose ci cadano addosso, anche se sarebbe un comportamento più intelligente di quello usuale. Dedicarsi al futuro senza preoccuparsi di esso è un modo più acuto di agire. Se realizzo il desiderio, bene, se non lo realizzo, bene. Non voglio essere felice, io sono già felice.

La felicità non consiste nel poter fare ciò che vuoi, ma nel voler sempre ciò che fai (Nietzschè).

Voglio essere felice - Saggezza

Sofocle diceva che la prima condizione per vivere felici è la saggezza

Su consiglio del grande Sofocle, a libertà e salute aggiungo la saggezza. Ti sembra saggio sbatterti due anni per godere tre giorni o tre settimane? Perché è di questo che stiamo parlando, è su questo concetto che si fonda la vita moderna che viene intesa normale. Questo è il più grande pericolo: concepire normale una vita del genere. Normale, senza possibilità di altre deviazioni. È pericoloso perché ciò che si ritiene normale si ripercuote nel tempo.

Tutti noi a livello inconscio possediamo delle credenze che guidano le nostre azioni: fermarsi al semaforo rosso è normale, altrimenti rischio l’incidente. Trovare un lavoro per avere dei soldi è normale, altrimenti non riesco a procurarmi il cibo. Rinunciare a certe cose è normale, nella vita non si può avere tutto…

Solo quello che riteniamo normale ha più possibilità di accadere nel futuro. Domani è normale che io mi svegli, che faccia colazione, che il sole sia alto nel cielo, che mi aspetti la scrivania in ufficio, e così sarà. Ma se cominciamo a credere che vivere felici è normale e che tutto è semplice così sarà.

Attenzione, affermazioni positive o cercare di convincersi non servirà a nulla, soltanto una cosa può trasformare le convinzioni inconsce: l’esperienza concreta. Per cominciare a fare esperienza sincera della felicità è necessario aver chiaro il quadro generale della questione. Questa possibilità l’abbiamo messa a disposizione nella serie Radice, che trovi nella sezione delle nostre serie di questo blog.

L’uomo vero, l’uomo che è saggio e sa riconoscere la felicità, è saggio per natura. L’uomo nasce felice, e soprattutto nasce anche con la naturale predisposizione alla saggezza (che non significa conoscere molte cose). Esiste cosa più saggia del seguire la propria natura? I bambini hanno bisogno di fare cose stupide per comprendere la saggezza, ma gli adulti dovrebbero smetterla.

Voglio essere felice, cosa devo fare?

Ma allora cosa fare? Se voglio essere felice devo capire innanzitutto cos’è la vera felicità, e dedicarmi alle condizioni primarie (libertà e salute), non a ciò che credo possa rendermi felice. Per quanto riguarda la salute, che è strettamente legata al livello di energia vitale, puoi trovare la nostra via decidendo di leggere la nostra serie Radice. Leggi, sperimenta e poi facci sapere.

La più estenuante schiavitù del mondo è la preoccupazione, diceva De Mello. Una persona schiava e preoccupata non può essere felice, sei d’accordo? Come facciamo quindi a non accorgerci che il modo di vivere con cui la società ci ha istruito fa acqua da tutte le parti? Qualcuno una volta mi disse: io non aspiro di certo alla felicità, mi accontento di essere sereno. Non nego di aver provato una grossa pena per quella persona. Da quella risposta si capisce che possedeva un concetto falsato di felicità, perché serenità è felicità, e felicità è serenità. Se uno non è felice non è nemmeno sereno.

Non preoccuparsi del desiderio aumenta la probabilità che esso di realizzi

Quando uno è preoccupato cerca di darsi da fare, ricomincia a lavorare sodo anche se è stanco e non ne ha voglia. Al contrario, chi sa di avere in tasca ciò che vuole non occuperà il suo presente in pensieri futuri che generano ansia. Lo sai, la preoccupazione è un sintomo rivelatore: ti preoccupi quando hai paura, quando, inconsciamente, sai che l’obiettivo non si concretizzerà.

Queste parole non derivano da una mera speculazione, io ho provato tutte e due gli stili di pensiero, e voglio rivelarti un’informazione di importanza assoluta. Leggi bene questa frase.

Non dobbiamo assolutamente permettere che l’affanno e il desiderio di uno specifico risultato primeggino sulla qualità dell’istante.

Se seguirai questo consiglio capirai la differenza tra il conquistare e l’ottenere. Nel primo caso farai una gran fatica e spesso rimarrai con un pugno di mosche in mano. Nel secondo otterrai, non senza lavorare, ma godrai sia del percorso che dell’arrivo. Vivere felici non consiste in lavori forzati, ma nel volere veramente ciò che fai. Trasformare l’affermazione voglio essere felice in una vera vita felice è semplice, quando si capisce che la vita è realmente facile. Gli artifici complessi e i sacrifici che promettono una felicita futura sono sempre mendaci. La felicita è qua, ora. Si tratta di scegliere.

Articoli consigliati: Che cos’è la felicità? È la cosa più semplice al mondo. Impara ad essere felice scoprendo la vera consapevolezza e L’amore non corrisposto non esiste.

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